Doveva scrivere un breve racconto per spiegare un mito.
Insieme abbiamo scelto il "mito dell'Arcobaleno".
Stimolato dall'argomento, mi sono messo anch'io a scrivere e quello che ne è uscito è riportato di seguito...
Ci fu un tempo in cui gli uomini vivevano felici nelle Terre di Colorandia.
Erano dei territori bellissimi, che proliferavano in pace ed armonia grazie alla amicizia ed alla collaborazione dei Setti Regni che in essi dimoravano.
Ognuno di essi condivideva con gli altri tutto ciò che produceva, contribuendo così a creare un meraviglioso mondo variopinto.
Il regno Rosso animava i campi di grano punteggiandoli con miriadi di papaveri, quello Arancio distribuiva frutti dolciastri e asprigni che deliziavano il palato, il Giallo produceva un nettare di cui tutti erano ghiotti, il Verde tingeva i fili d’erba in tante gradazioni diverse, il Blu rendeva splendidi i corsi d’acqua in cui guizzavano i pesci, l’Indaco colorava gli occhi delle fanciulle più belle e infine il Viola donava dei fiori dalla tonalità così accesa da mozzare il fiato.
E ciascuna macchia di colore era esaltata dalla luce solare o lunare di cui i Regni erano irradiati.
Ma in quelle terre viveva anche un uomo, la cui origine era avvolta nel mistero, che non si sentiva a casa propria in nessuno dei sette regni. Anzi, quell’uomo invidiava e detestava la gioiosa serenità di cui gli altri erano animati.
Quell’uomo divenne un potente mago.
Quell’uomo fu chiamato Nero.
Fu così che un giorno, dopo anni trascorsi ad approfondire la sua magia oscura, Nero si recò sul Picco delle Tenebre ed evocò un terribile incantesimo.
Sulle Terre di Colorandia conversero migliaia di nubi nere come la pece, che nascosero completamente gli astri celesti, portando nei setti regni il buio ed il freddo, che contaminarono sia i corpi che i cuori dei loro abitanti.
La bellezza e l’armonia di quelle terre rischiava di sciogliersi come neve al sole.
D’urgenza si riunirono i sette saggi per trovare una soluzione.
Solo loro conoscevano un segreto che si tramandavano di generazione in generazione.
Nero in realtà aveva un gemello.
Era anch’egli un mago potentissimo, ma dedito a compiere del bene.
E per paura che qualcuno potesse abusare dei suoi poteri, se ne stava rintanato nella Torre del Ghiaccio Eterno, nel nord del regno.
Il suo nome era Bianco.
I saggi, con grande fatica, ed evitando di farsi scoprire, raggiunsero Bianco e chiesero il suo aiuto per salvare i loro regni.
Egli donò loro la Goccia della Luce, una rarissima lacrima dell’universo primordiale e spiegò come procedere.
Un giorno, all’alba, i sette saggi si riunirono segretamente nella Radura dell’Iride, posero la Goccia della Luce in cima ad un bastone d’ebano e avorio conficcato al centro, si strinsero le mani e iniziarono a roteare intorno ad esso, recitando le formule magiche che Bianco aveva loro insegnato.
Ebbe così inizio il Rito del Ponte di Luce.
A poco a poco, dalla Goccia della Luce cominciò a sprigionarsi un fascio di luce sempre più potente, alimentato anche dai colori che ognuno dei saggi donava, come segno di unione e patto di collaborazione per sconfiggere il male incombente.
La luce divenne sempre più sfavillante, costruendo un lunghissimo e meraviglioso ponte di sette splendidi colori, che scavalcò la nerissima coltre nel cielo e andò a richiamare la potenza del Sole.
In poco tempo le nubi furono disperse e la sfavillante luce solare irruppe nuovamente sui sette regni, riportando la gioia e la serenità.
Nacque così quello che in seguito venne da tutti chiamato "Arcobaleno".