E' sempre difficile mettersi davanti ad un foglio bianco...
Si ha quasi l'impressione di essere un esploratore spaesato, che si trova circondato da distese di ghiaccio, senza punti di riferimento, col freddo che gela anche l'anima.
E poi senti qualcosa... un tremolio, una scossa, un impulso improvviso che si irradia da dentro e che fa muovere le mani... ed ecco che il grande prato innevato incomincia ad animarsi... nella scena entrano un paio di scoiattoli, e poi un leprotto, e subito dietro alcuni cani che si inseguono... poi irrompono i bambini, che si rincorrono... e via... ora l'algida staticità del paesaggio iniziale lascia il posto ad un carosello di nere impronte, ognuna con una propria forma e profondità, ognuna parte di un tutto il cui fine ultimo si scioglierà solo alla fine.
E il bianco ed il nero si mescolano sempre più, in un'armoniosa rappresentazione di forme antitetiche, ma coesistenti.
Il bianco ed il nero... spesso sinonimi di bene e male, di positività abbacinante o deprimente negatività.
Scrivere una lettera diviene quindi un confronto tra queste due entità, un'altra rappresentazione dell'eterna lotta fra forze diametralmente opposte.
Ma nell'atto della scrittura il bene ed il male non sono così marcati, sono più sfumati, si nascondono, si mimetizzano... come se un incantesimo celasse la vera natura dietro le forme sinuose o altere delle parole che vogliono rappresentare.
Scrivere una lettera equivale a mettere in scena una commedia, o una tragedia, con centinaia di attori protagonisti, verbi, nomi e aggettivi, ed un corollario altrettanto numeroso di pronomi, articoli e preposizioni che interpretano oscuri ruoli di comparse.
E l'esito della rappresentazione dipende solamente dal pubblico... è lo stato d'animo di chi legge, di chi segue lo spettacolo dal primo atto all'epilogo che determina il giudizio finale.
Puoi cercare la scintilla che ti faccia ardere come ceppo maturo e scoprire invece parole "troppo gelate per sciogliersi al sole".
Ma si può anche avere la gioia di trovare immense praterie dello spirito, dove le parole sono maestosi destrieri che possono innalzarci fino a raggiungere vette impensate...
Difficilmente una lettera lascia indifferenti... bianco e nero, bene e male, amore e odio... per quanto siano uniformemente distribuiti, alla fine daranno comunque una precisa polarità, positiva o negativa, a quelle orme nere come pece che hanno violato l'immacolata serenità del bianco foglio che ora le contiene.
Scrivere una lettera è donare un pezzetto di sé a qualcun altro... è offrire una piccola parte della propria vita, che comunque scorre, veloce come le mani che sembrano comporre musica sulla tastiera di un computer o come una penna che volteggia leggiadra come un provetto pattinatore.
Scrivere una lettera a qualcuno è un segno di affetto...
Una lettera è un dono immenso... ha un valore che non ha paragoni...
In una lettera c'è il cuore, l'anima di chi la compone... c'è la volontà di dire "ho sottratto alla vita minuti preziosi e l'ho fatto per te..."