Era un tranquillo sabato di primavera.
Telma si accingeva alle settimanali pulizie di casa, mentre Luis aveva deciso di andare in un podere per acquistare piantine e sementi per l'orto.
Mentre era intenta a preparare il pranzo, Telma si guardava intorno soddisfatta del buon lavoro svolto.
Tutta la casa era lucida e risplendente, perfettamente in sintonia con la maniacalità di Telma.
Ore 12:30... Luis torna a casa.
Parcheggia la sua station wagon color tabacco (Telma usa una similitudine più "aggressiva", ovvero deiezione di rospo) e con orgoglio latino scarica la merce appena acquistata.
Con un colpo d'anca apre la porta di ingresso e si presenta nell'atrio con la tronfia postura di un "vachero" che è appena entrato in un saloon.
Con una mano regge un vaso con una non identificata pianta, con l'altra sorregge molto mascolinamente una cassetta di germogli di pomidoro.
"Eccomi qua, Telma... si mangia?"
Telma ha già attivato l'equalizzatore cerebrale per filtrare le sue emozioni, poichè subito si è accorta che i primi passi di Luis hanno lordato una ceramica che lei aveva lustrato con fatica.
Mentre Luis attraversa il centro esatto della stanza, ecco che improvvisamente, come se avesse calpestato un pulsante nascosto nella scena di un film di Indiana Jones, la cassetta (di polistirolo!) retta con baldanza con una sola mano, ha un repentino cedimento strutturale, si sfalda in cento pezzi, spargendo ovunque terra, pulviscoli bianchi e piantine innocenti sull'immacolato pavimento.
E, nel tentativo di arginare la caduta, l'improvvido Luis si lascia sfuggire anche la pianta in vaso, con un impatto ancora più devastante.
Telma osserva la scena con effetto slow motion... e muovendo impercettibilmente il capo analizza inerme le traiettorie multiformi di quei corpi estranei ed alieni che stanno per abbattersi nella linda atmosfera del suo mondo perfetto.
Non sa se augurarsi un colpo apoplettico che le eviti la sofferenza del post-distruzione o imprecare per non essere dotata di cannoni fotonici in grado di disintegrare ogni microparticella prima che tocchi il suolo.
Nonostante l'ora, internamente la temperatura è scesa a 0 K ed il silenzio impregna ogni molecola.
Luis guarda Telma sollevando le sopracciglia come dire "Hey baby, son cose che possono succedere... anche a Luis, il macho della sierra...".
Le guance di Telma assumono colori che vanno dal blu cobalto al rosso inferno, la respirazione è ai minimi termini, la salivazione azzerata... la scintilla di istinto che è in lei la porta ad assurgere all'Olimpo, accanto a Zeus, per togliergli bruscamente di mano la folgore e scagliarla verso la terra, con obiettivo un uomo mortale da incenerire.
Tuttavia la razionalità vince ai supplementari, per cui guardando in tralice Luis, con voce graffiante come una sega a nastro si limita a ordinargli "Vai a prendere la scopa...".... anche se in realtà il verbo "andare", coniugato all'imperativo, sarebbe stato volentieri accompagnato da molti altri complementi di moto a luogo... in gran parte figurati...
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