Oggi ricorrono 20 anni dalla morte di mio cugino Mauro.
Non voglio però soffermarmi alla parte dolorosa della vicenda... all'incidente... alla telefonata nel cuore della notte... ad un sipario che viene tirato per sempre su un'amicizia come non ce ne saranno più...
Voglio ricordare la persona, l'amico fraterno con cui ho condiviso quasi 20 anni della mia vita, il periodo più bello, quello della fanciullezza, dell'adolescenza e della prima maturità.
Ci sono tanti momenti di quel periodo che sono tatuati a fuoco dentro di me e che niente o nessuno potrà portarmi via. C'è la gioia e la spensieratezza di 2 ragazzi complementari per carattere, ma uniti da un'amicizia veramente solida. Una delle cose che ricordo con maggior piacere erano i momenti in cui abbiamo condiviso le gioie dello sport, quello ludico e ricreativo, per il piacere di stare tra amici... e in quelle occasioni, quando si facevano le squadre, ricordo che ognuno dei 2 cercava l'altro... e ci si spronava e ci si incitava a vicenda... senza rivalità... solo gioia di condividere sforzo e fatica, gloria o polvere... ma insieme...
Penso che l'affetto che ho nutrito per lui possa essere ricondotto a quell'amore eurialonisiaco di virgiliana memoria...
Ogni tanto provo a pensare cosa sarebbe di noi se lui fosse ancora in vita... saremmo rimasti amici? avremmo fatto scelte che ci avrebbero diviso? saremmo state le stesse persone dei primi vent'anni o le cose della vita ci avrebbero fagocitato cancellando la semplicità e la naturalezza di quei momenti?
Una cosa è certa... quell'evento ha tracciato un solco nella mia vita, una netta demarcazione tra un prima ed un dopo, tra la spensieratezza dell'adolescenza e la dura realtà che ti viene incontro senza alcun riguardo...
Oggi è il giorno del ricordo... e proprio per questo mi decido a rilasciare quei pochi versi che ho scritto alcuni giorni dopo il fatto... sono rimasti tanti anni in un cassetto... ma penso che oggi sia il momento giusto per rendere omaggio a te, amico grande e sincero, con qualcosa che mi è sgorgato da dentro e per questo puro e cristallino come la nostra amicizia...
Uno squillo lacera la notte
come un nero drappo troppo teso,
bagliore foriero di tempesta,
vento che aizza il mare alla burrasca.
Rintocchi di campane
battenti come cuori
straziati dal dolore
si rincorrono mestamente
in un triste mattino d'estate,
dov'anche la rugiada
testimonia un'immane pianto cosmico.
E dal marasma dei miei pensieri
emergono solo le ultime strofe di una canzone:
"...voglio però ricordarti com'eri,
pensare che ancora tu vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti,
e come allora sorridi..."
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