sabato 26 marzo 2011

Il Rito

Un uomo solitario cammina nervoso sull'altopiano brullo.
Il suo sguardo spazia tra cielo e terra come se cercasse qualcosa di preciso.
Il cielo grigio copre il paesaggio come una densa coltre di cenere.
Improvvisamente l'uomo sembra scorgere una sagoma che si confonde in lontananza.
L'uomo tradisce una inquietudine profonda, accelera il passo e si dirige spedito verso di essa.
Ed ecco comparire un promontorio ruperstre sulla cui cima si erge maestoso un'olmo.
I passi diventano più grevi, il battito aumenta, la meta si avvicina sempre più.
L'uomo percorre gli ultimi metri che lo separano dall'agognato albero con crescente smania, consapevole che sta per sgravarsi del peso che palpabilmente lo opprime da tempo.
Il rito, antico di millenni, sta per compiersi.
Si guarda intorno, si accerta di essere solo.
Finalmente può procedere.
Ecco, egli impugna lo scettro che, come per magia, inizia a stillare oro, che si deposita ai piedi del grande tronco.
Quale sarà l'arcano significato di questo rito?
Solo il vento che debole scherza tra i rami solleticando dolcemente le foglie può azzardare una risposta.
L'uomo si volta, il suo viso ora è sereno, disteso, quasi gaudente.
Si ferma un attimo a guardare il brullo paesaggio circostante, ma ode dei rumori provenire dall'altipiano.
Ora è all'erta.
Un leggero scalpiccio sull'acciottolato ed ecco spuntare un bastardo, che sale nervosamente verso di lui.
Il cane lo osserva e l'uomo ricambia lo sguardo.
Si avvicina, fiuta l'aria intorno, annusa il terreno benedetto su cui sorge l'olmo...
poi si avvicina al tronco, proprio dove l'oro è colato...
solleva una zampa... e compie anch'esso il medesimo rito!
Ora cane e padrone, nuovamente liberi, possono proseguire tranquilli nel loro cammino...

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