Quella sera Telma era in ritardo.
Parcheggiò la sua Duna grigio ratto in un battibaleno, con una sola manovra, frenata, retro e zac... fermi tutti.
Chiuse il bolide a doppia mandata e mise sulla sua fiancata il solito cartello "Se la sfiori, Telma vede... e provvede".
Poi aprì il cancello di casa.
Luis era ai fornelli.
L'arrivo con frenata non prometteva nulla di buono... ma lui era calmo, perchè immaginava di aver preparato una cenetta deliziosa... e sapeva che Telma si quietava sempre di fronte ai suoi manicaretti (forse se fosse stato in grado di leggere nei pensieri di Telma avrebbe avuto un'altra opinione dei suoi manicaretti...).
Ma quel giorno i notiziari trasmettevano le tragiche notizie di una centrale nucleare in avaria e probabilmente Luis si è un pò troppo immedesimato nel suo idolo, Homer Simpson.
Quando si accorse di aver esagerato col sale, pensò subito "...la fusione del nocciolo... oh mio dio!"
Quindi con una manovra ardita e con spirito intrepido prese una brocca d'acqua per salvare brodo e ravioli.
Telma spalancò la porta di casa ed il suo sguardo da wonder woman spaziò a 360 gradi sulla cucina.
La sua supervista le fece immediatamente notare il colorito malaticcio di ciò che bolliva in pentola.
Tempestivamente chiese informazioni sulla manovra disperata di Luis per salvare il reattore N.1, ma subito si rassegnò al triste destino.
Nel momento in cui i ravioli furono versati nei piatti, Telma ebbe la certezza che quei poveri esserini che la guardavano mezzi annegati non potevano che essere il risultato di una mutazione genetica dovuta ad un eccesso di radiazioni, che il buon Luis/Homer non era riuscito ad evitare.
Più che ravioli sembravano delle meduse imbottite, con problemi alla vescica.
Lo spirito materno di Telma prevalse e non riuscì ad ingurgitare che pochi corpicini sfatti.
Luis, con l'orgoglio tipico del macho della Sierra, finse di gustarseli amabilmente, ma quando nella brodaglia primordiale navigavano ancora alcune masse aliene, un groppo in gola ed un principio di conato lo indussero a smettere.
Fu così che ancora una volta la povera Telma, invece di coricarsi satolla e di sognare torme di maschi che ronzavano sbavanti dinanzi alle sue forme, fu costretta a rappresentare oniricamente dozzine di flaconi con la scritta "veleno" e Luis davanti ad essi, indeciso su quale scegliere come colluttorio...
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